Piccola storia del blues
Il blues (che è in effetti musica folk) è il risultato finale dell'evoluzione della musica tradizionale delle popolazioni africane di colore sradicate dal loro ambiente d'origine e condotte in schiavitù nel nuovo mondo.
Gli strumenti impiegati in origine derivano dall'ascolto della musica bianca che tentano di imitare. Sono: la chitarra (che imita il pianoforte) e l'armonica a bocca (che imita il sax), anche chiamata Mississippi saxofone, oggetti facili da trasportare e da nascondere. La parola "blues" (dall'inglese blue = triste, ma in effetti è un plurale)non ha un significato preciso: sta però ad indicare uno stato d'animo particolare. Questo concetto ha probabilmente origine dalle religioni animistiche africane che attribuiscono vita propria alle cose. Un esempio tipico lo si può vedere in un testo famoso: "Buongiorno blues, siete intorno al mio letto stamattina / e nel mio pane della colazione quando lo spezzo".
Agli inizi, sia per i testi con molti doppi sensi che i pesanti riferimenti al sesso e per il ritmo particolare, il blues fu posto all'indice dalla Chiesa e chiamato "musica del diavolo".
Il blues ha avuto origine nel delta del Mississippi ("down home") nelle piantagioni di cotone alla fine dell'800, veniva eseguito con strumenti poveri: è questo il "country blues" o blues rurale. L'immigrazione verso le grandi fabbriche del nord conduce i musicisti di colore (ex schiavi, figli e nipoti di questi) verso Chicago, la "Windy City". Qui, verso la metà dello scorso secolo, il "country blues" si trasforma adattandosi alle esigenze della metropoli: nasce il "city blues" (detto anche Chicago blues) eseguito con le prime chitarre elettrificate (siamo alla fine della II guerra mondiale). I testi sono differenti: parlano dei problemi della metropoli e non più di piantagioni di cotone, ma il sesso è sempre presente!
B.B: King , uno dei padri del blues ancora viventi, definisce il blues "la musica di chi lavora", questo fa già capire che il blues man non è un bohémien, ma un operaio che suona per arrotondare il salario. Alla fine degli anni `60 il blues, ormai soppiantato dal jazz e dal rock (dei quali è praticamente il padre) lentamente passa in secondo piano ed addirittura viene snobbato dai giovani di colore che non vogliono ricordare i tempi passati ma allinearsi allo standard dei bianchi o isolarsi in un proprio ambiente metropolitano (nasce il funky e poi il rap). Scompaiono fisicamente anche i nipoti di quegli ex-schiavi che, ormai anziani, sono gli ultimi detentori delle tecniche particolari che caratterizzano questo genere: Muddy Waters, Willie Dixon, T. Bone Walker, Elmore James, ecc. erano gli unici ormai in grado di suonare in "quel" modo: purtroppo scompare una cultura ! Esistono anche le eccezioni: sono pochi ultra settantenni che hanno ancora la forza e la volontà di esibirsi in pubblico.
Purtroppo gran parte di questi personaggi, convinti dalle case discografiche o costretti dalle necessità finanziarie (molti blues man, che hanno fatto storia, sono morti in povertà, nonostante che il mondo del rock abbia attinto a piene mani dalla loro musica), si votano ad un genere ibrido commerciale che nulla ha da spartire con il blues originale.
Alla fine degli anni sessanta alcuni musicisti bianchi hanno capito l'importanza di questa musica in fase di estinzione ed hanno promosso delle campagne a sostegno del blues sia eseguendo brani blues nei loro dischi che sponsorizzando anziani bluesmen dimenticati. Tra questi: Johnny Winter, Erich Clapton, Johnn Mayall e Johnn Hammond.


Perché suonare il blues
Prima di imbracciare uno strumento ed iniziare a suonare del blues occorrerebbe conoscerne bene la storia ed i personaggi che l'hanno fatta, ma soprattutto rendersi conto che il blues è musica folcloristica.
Le sue origini, di sapore mitologico, sono eventi unici nella storia della musica. Dal blues è nata la necessità di rivoluzionare il modo di suonare: compare il contrabbasso, l'amplificazione del suono degli strumenti, la batteria e si formano piccole orchestre composte da pochi elementi: una trasformazione radicale del concetto di musica !
I gradini che compongono la scala evolutiva di questa musica sono rappresentati da momenti precisi, serie di vicende che conducono attraverso una sequenza di tappe evolutive vere e proprie sia dal punto di vista musicale e lirico che tecnologico, caratterizzati da aspetti musicali peculiari che differiscono anche rispetto alle aree geografiche in cui si svilupparono.
È dal blues, semplice ed essenziale scintilla di genialità inventiva, che deriva tutta la musica moderna !


Il blues sta morendo?
Questa è una domanda che genera due diverse risposte che vanno a rappresentare le due differenti correnti di pensiero: coloro che asseriscono che il blues è ormai scomparso e quelli che sostengono invece la possibilità di una sua continua evoluzione e trasformazione. Io appartengo alla prima categoria.
Infatti credo che ogni genere musicale, facendo parte di un determinato tempo, ne rispecchia le caratteristiche ed è legato ai momenti ed alle contingenze storiche che lo rappresentano.
Pertanto, piuttosto che rivisitare i brani classici trasformandoli, come spesso sento, in orrendi arrangiamenti per renderli commercialmente vendibili e più vicino a noi, sarebbe meglio riproporli umilmente nelle versioni originali.
Infatti la scomparsa degli ultimi anziani bluesmen (e di conseguenza del loro particolare stile interpretativo) sta ormai determinando la fine della musica blues tradizionale con conseguenza che tutto finisca solo in registrazioni storiche. Che male c'è nel voler eseguire un brano nel modo in cui l'autore lo aveva concepito? La musica classica ad esempio si basa su questo principio: provate a suonare un brano di Chopin a vostro modo dinanzi ad un maestro ...vedrete che vi dirà.


I puristi del blues
In base a quanto detto sopra si è creata una corrente di appassionati, i cosiddetti "puristi", che preferiscono l'ascolto del blues di sapore tradizionale, dei brani originali, e degli autori che ne hanno fatto la storia.
Sono sempre più rare le blues band (come la nostra) che scelgono questa strada difficile, senz'altro controcorrente, ma il piacere di interpretare brani blues nello stile "giusto" da' grandi soddisfazioni.
Attualmente il blues tradizionale risulta purtroppo commercialmente improponibile, suonarlo è una scelta difficile: occorre essere veramente convinti di portare avanti un simile discorso infatti (specialmente dalle nostre parti) è molto difficile trovare locali dove il blues non sia snobbato.
Voglio riportare uno stralcio tratto da una recensione di Luca Lupoli, pubblicata nel n°81 (dicembre 2002) dell'autorevole rivista italiana Il BLUES ...forse vi farè capire qualcosa di più:

Il connubio contro natura tra rock e blues ha origini maledette: come tutti sanno il blues è considerato, a ragione, il genere fondante di molta della musica che s'ascolta al giorno d'oggi.
È anche arcinoto che i musicisti di blues, presenti, passati e purtroppo anche futuri, guadagnano un centesimo, se tutto va bene, di quello che un qualsiasi Mr. o Mrs. X, con un urletto, una coscia e molto marketing, guadagnano. Tutti, dai Rolling Stones agli ZZ Top, passando per David Gilmour hanno pescato a piene mani nel variegato mondo del blues.
Su questo problema s'innesta la diatriba razziale ossia, detto in modo brutale, i bianchi hanno fatto i soldi con la musica dei neri. Inconfutabile, visto che i bianchi hanno in mano, come diceva Carlo Marx, le redini dei mezzi di produzione. Da li' a catalogare il termine Rock'n' Blues come somma infamia il passo è stato breve.
Una ulteriore connotazione negativa è stata causata da un'inflazione di chitarristi cloni di Hendrix e SRV, spesso bravi tecnicamente, ma che affogano la musica con assolo pletorici, per usare un eufemismo.
Chiunque abbia suonato in un gruppo ricorda con genuino terrore l'amico (?) chitarrista cominciare l'ennesimo bluesaccio con urla, miagolii e strepitii per poi continuare con una valanga di note che tanto ricorda il rumore dello sciacquone.
O viceversa, prima lo sciacquone e poi il gatto strozzato. Eppure, anche nelle cose più' orribili si rischia di trovare un aspetto positivo: questa massa d'assatanati con la chitarra in mano ha contribuito a perpetuare il blues e tanti, inclusi molti di coloro che oggi si spacciano per portatori del verbo, si son avvicinati alla musica del diavolo, quella vera, ascoltando, bontà loro, i Grand Funk Railroad. Non è un procedimento ortodosso e non si consiglia a nessuno. Questo sottogenere, il Rock'n'Blues appunto, come tutte le contraffazioni è un mostro duro a morire; nuove facce e nuovi nomi son sempre a disposizione, ma rischiate di riempirvi gli scaffali di schifezze e, nel migliore dei casi di doppioni.


I grandi del blues
I grandi autori del blues sono moltissimi. Sotto ho riportato una serie di nomi tra i più conosciuti con le rispettive foto. Questi musicisti sono quelli che occorre ascoltare per poter iniziare a conoscer il blues. Su Internet esistono molti siti legati a questi nomi in cui navigare per saperne di più sulla loro storia.
Per imparare a suonare il blues occorre conoscere questi personaggi, ascoltate ed imparate prima di tutto il loro modo di suonare ...e la loro umiltà. Anche se molti sono ormai scomparsi la loro musica è viva più che mai! A loro hanno attinto tutti i più grandi chitarristi.
Robert Johnson
Muddy Waters
Hubert Sumlin
Brownie McGee
Sonny Terry
B. B. King
Big Bill Broonzy
Sonny Boy Williamson II
Elmore James
James Cotton
Buddy Guy
David Mayers
Koko Taylor
Littel Milton
Litte Walter
T. Bone Walker
Wille Dixon
Lousiana Red
Albert Collins
Gatemouth Brown
Albert King
Freddie King
Magic Slim
Sister Rosetta Tharpe